Ganesha, Ganesh o Shri Ganesha (il prefisso -Shri- è usato per rimarcare la forma di rispetto verso tutte le divinità indiane) che dir si voglia, è una delle rappresentazioni più venerate del Brahman hindù (concezione del dio assoluto associabile all'Occidentale neo-platonismo).
Viene raffigurato come un umanoide a quattro braccia dalla testa di elefante dalla quale spunta una sola zanna dorata.
Figlio della dea Parvati, venne generato da essa nonostante il disaccordo del consorte, il dio Shiva. Ci sono varie tradizioni che descrivono in modo di verso la sua nascita; secondo alcune Ganesha nacque da un'intensa e prolungata risata della madre, secondo altre dal suo sudore.
La rappresentazione a testa di elefante non è casuale, infatti, per la cultura hindù l'elefante è simbolo di saggezza e di giusta scelta. Il nome Ganesha è formato da due termini; il primo è "Gana", chiamati anche "Deva" nei testi vedici (significa "gli splendenti"), che sono le entità celesti ed illuminate riconducibili in sostanza agli "Elohìm" biblici (che tratterò in futuro in modo dettagliato*). Il secondo è invece Isha, che significa signore. Letteralmente dunque Ganesh è il "signore degli esseri celesti".
Secondo la religione, appena nato era di aspetto umano. Essendo in possesso di una forza fisica fuori dal comune, la madre gli ordinò di presidiare le stanze della sua residenza quando ella avrebbe fatto un bagno, affinché nessuno potesse entrare e vederla, Ganesh obbedì. In quel momento però arrivò Shiva, compagno di sua madre, ma ignaro che il giovane fosse il figlio di questa. Tra i due scoppiò un violento litigio e a farne le spese fu proprio Ganesha, il quale venne decapitato. Indignata e sgomentata dall'accaduto, Parvati, ordinò a Shiva di chiamare tutti gli esseri celesti sulla terra al fine di procurare una nuova testa a Ganesh per poterlo riportare in vita. Questi, scesero sulla terra, e trovarono un elefante; lo uccisero, lo decapitarono e portarono la sua testa alla dea che poté così resuscitare l'amato figlio.
Coloro che praticano il culto di Shri Ganesha sono detti Ganapatya; per essi il dio oltre all'importanza della figura "materiale" in sé, è il simbolo intrinseco ed energetico di unione fra l'aspetto mascolino e femminino. Il culto di Ganesha porta un equilibrio tra i due poli e a una consapevolezza interiore che permette di superare gli ostacoli della vita con destrezza, saggezza e raziocinio. Non a caso un altro nome usato per chiamare questa divinità è Vighnesvara "il signore degli ostacoli". E sempre non a caso Ganesh è associato al primo chakra (*); il chakra che regola l'istinto, la sopravvivenza e il bisogno materiale.
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