Il libro apocrifo di Giovanni è un testo gnostico scritto essenzialmente come mito metaforico. Andato perduto nel corso del tempo, come gran parte dei Vangeli, venne ritrovato casualmente in Egitto, a Nag Hammadi, nel 1945. Era in tre versioni scritte in lingua copta, tutte pressoché identiche nella sostanza. A queste, va aggiunta una quarta che è quella che circolava prima della scoperta a Nag Hammadi. In questo caso più che di versione vera e propria si tratta di citazioni presenzi nel "Contro le Eresie" di Ironeo di Lione, vescovo e teologo romano vissuto nel II secolo d.C e morto all'inizio del III.
Il vangelo è abbastanza lungo, ma l'introduzione riassume l'intero messaggio. Il racconto inizia con Giovanni che scosso e turbato dalle parole di un fariseo di nome Arimanios, il quale asseriva che Gesù di Nazareth fosse un impostore, ha una visione nella quale gli appare il Cristo che per rafforzare la sua convinzione e la sua sicurezza racconta al seguace come egli sia "il Padre, la Madre ed il figlio".
Ora, leggendo in chiave puramente concreta, tutto ciò appare fiabesco e irrazionale. Se invece interpretato in chiave gnostico-filosofica, questa breve citazione estrapola e racconta in modo preciso un interessante insegnamento. In primo luogo c'è il Padre, l'Uno, ciò che sta sopra a tutto e che è impersonale, eterno ed immanente. Quindi c'è la Madre, intesa nel senso più scientifico del termine, ovvero, la natura creatrice dell'esistenza; ciò che si manifesta al mondo in modo animato ed inanimato e che al contempo spontaneamente si genera: in sostanza, la vita. Ed infine vi è il Figlio; in questo caso rappresenta la stesso Cristo, che a sua volta rappresenta l'intera umanità. Il Figlio è quindi l'uomo che cerca risposte una volta generato dall'esistenza (la Madre), la quale è una manifestazione legata al Padre; l'Uno, l'assoluto che tutto rappresenta.
In riassunto: l'uomo, gli altri animali e le cose sono integranti all'esistenza, che è una parte dell'eterno impersonale. Tutto dunque è Uno, e da questo uno si ramificano realtà apparenti che nella forma hanno un inizio ed una fine. L'insegnamento del Vangelo consiste nel comprendere come la figura dell'"io" sia puramente illusoria e che ogni individuo in sé condivide la materia che percepisce che a sua volta è solamente una delle realtà del tutto. Questo è quindi il concetto di trinità del pensiero gnostico e non solo; tutto in uno. Uno parte del tutto.
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