Procede la rubrica sullo studio della storia del pensiero occidentale. Nella scorsa puntata, la prima, abbiamo visto gli insegnamenti del dio An (va precisato come per alcuni si tratti del dio Ilat, chiamato anche "Ili-Ilat", ma come già scritto, il nome poco importa), riguardo la struttura della materia, del Sistema Solare, e forse, come vedremo, delle coscienze dell'uomo stesso (mente, spirito e anima).
Quest'oggi proseguiamo col pensiero e gli insegnamenti di un altro personaggio molto sapiente rispetto all'epoca. Un personaggio che visse grossomodo nello stesso periodo di An, ma anziché in Mesopotamia lo fece in Egitto: sto parlando di Ptah, il dio Egizio della Creazione, della sapienza e della conoscenza, nonché il "demiurgo" della città di Memphis (o Menfi), situata nel nord del Paese. Ho messo "demiurgo" fra parentesi in quanto la concezione attuale che abbiamo del demiurgo, ovvero quella del "lavoratore e ordinatore delle cose e degli spazi" è platonica, quindi Greca. Per gli Egizi, invece, l' "ordinatore" aveva una funzione ben più pratica e terrena; in sostanza, infatti Ptah, quando fu in vita, era il comandante di Melfi e delle zone limitrofe alla città.
La storia e il mito della formazione di Ptah sono mediamente lunghi, perciò li salto, ma non per altro motivo se non per il fatto che li tratterò in futuro, quando parlerò più approfonditamente della cultura Egizia. Oggi quindi mi focalizzo solo sula figura di Ptah. Egli, come detto era il dio della Creazione e della sapienza, ma pure ingegnere, fabbro, artista e muratore. Come nel caso di An, faceva parte di una trinità assieme a Shekèr "Sokar", la dea falco di Menfi, e Ashàr "Osiride", dio della morte e dell'oltretomba, protagonista del bellissimo mito vissuto assieme alla consorte Ashèt "Iside". Ma a differenza di Anum, tale tripartizione venne fatta molto più tardi rispetto all'inizio del culto, che viene documentato fin dai primi momenti della nascita della città di Menfi, attorno al 2700 a.C, quindi sempre e comunque nel III millennio.
Sempre secondo la tradizione, Ptah ebbe due mogli: la dea Bashtìt, raffigurata con sembianze gattesche e Sekhmèt, anch'essa una dea, dalla quale ebbe alcuni figli; i più famosi furono Nefertém, un'altra divinità del pantheon di Memphis, e Imhotèp, che fu architetto, visìr, scriba e sacerdote durante il Regno di Netjerykhèt "Djoser", durante la III dinastia (2700 circa-2620 a.C, quindi durata più o meno ottanta anni). A Imhopèt vengono attribuite opere di importante valore come la progettazione del complesso piramidale di Saqqara e l'introduzione della medicina in Egitto. Proprio per questo i Greci le "prenderanno" per "metterlo" nel loro Olimpo degli dei nel quale prenderà il nome di Asclèpio.
Ma concludiamo tornando a Ptah: com'è raffigurato? Egli è quasi sempre raffigurato di profilo, A volte è mummificato, altre no. Posto sopra a un piedistallo, indossa una tunica bianca che copre gli i piedi e che giunge fino al collo. Quindi ha un copricapo blu ciano (a volte bianco come la tunica), il quale fa da contrasto al verde scuro della sua pelle. Infine, nelle raffigurazioni "formali", possiede l'uàs, lo scettro del faraone. Questo è il geroglifico che lo rappresenta, sono tre pittogrammi; un quadrato a sinistra sotto al quale si trova una sorta di cupola. A destra, invece, c'è n'è uno solo ed è un filamento, oppure un cordino che si avvolge su se stesso per tre volte. Molto simile alla struttura a doppia elica del DNA.
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