mercoledì 4 febbraio 2015

Prologo sullo studio della Bibbia e del cristianesimo (contributo anonimo)

Non molti sanno che il cristianesimo (ecclesiastico) è una dottrina del tutto illecita generata da manipolazioni o fraintendimenti dei contenuti biblici attuati dal filtro che Platone posò a suo tempo sugli occhi e sulla mente degli uomini, e quindi possiamo dire che tale filosofo è il nonno, se non il vero e proprio padre, del cristianesimo (ecclesiastico).

Innanzitutto, dobbiamo volgere uno sguardo al passato, al tempo della nascita di questa religione, o meglio, di quella autentica senza le influenze cristiane, parlando proprio della religione ebraica "originale". Il primo comandamento appare molto ambiguo, in quanto cita "non avrai altro dio difronte a me", poi riadattato al più celebre "non avrai altro dio all'infuori di me". Per quale motivo chiedere agli israeliti di non avere altri dei, se dio stesso si pone come assoluto, secondo l'ottica cristiana? In realtà, nei passi biblici dell'Antico Testamento non è mai espressamente negata la legittimità di altri dei, e questo comandamento non fa altro che farci intendere il tutto come una scelta del popolo di Israele verso il suo dio, e di rifiutare le altre divinità, quei "dei stranieri" molte volte citati nella Bibbia che occupavano e gestivano gli altri territori del Medio Oriente di quel periodo. Di conseguenza, il primo comandamento non appare più come un monito nei confronti dell'idolatria (così come lo intendono i cristiani) ma un ordine a rifiutare il culto di altre divinità, e riconoscere la legittimità del proprio dio, il dio degli Ebrei. Inoltre, il rapporto tra la divinità e il popolo (rappresentato dal patriarca) è molto stretto, e dio non è inteso come un'entità trascendente, ma come una presenza nel mondo terreno. Infatti, impartisce leggi come un qualsiasi capo di stato, o meglio, come un generale che conduce una truppa in guerra: guerra effettivamente poi condotta nel corso del racconto; a partire dall'esodo di Mosè e Aronne, alle sanguinarie imprese di pulizia etnica attuate Giosuè prima nella parte meridionale quindi settentrionale nelle varie città della terra di Canaan. E qui vi è un'altra incoerenza: il cristianesimo si propone, almeno negli ultimi anni, come pacifico e possiamo invece notare come nella Bibbia lo stesso dio conduca guerre, lo stesso dio semina morte e distruzione, con il diluvio, con le dieci piaghe, per non dimenticare gli episodi di Sodoma e Gomorra. Possiamo quindi dire che il dio di cui parliamo è un dio che favorisce solo il suo popolo, a discapito degli altri, un dio non universale e buono con tutti come i cristiani vogliono intendere; un dio che ha esigenze puramente terrene, che spesso ordina di servire a lui animali in olocausto affinché ne possa sniffare l'odore del grasso che brucia per calmarsi, un dio che accetta dal suo popolo regali, feste e bevande inebrianti.

La divinità si rivelò al popolo d'Israele, e non ad altri, il cristianesimo ha "rubato" la concezione della rivelazione ed ha reso dio un essere trascendente, al di là del mondo sensibile, conferendogli valore metafisico, assieme al suo "regno dei cieli", che in realtà sempre secondo l'Antico Testamento era un vero e proprio luogo fisico, situato nei pressi della Mesopotamia, poi distrutto dal diluvio. Per questo si può parlare del cristianesimo come di un'interpretazione della Bibbia troppo aperta, che riplasma i soggetti trattati secondo la più antica moda della società occidentale, ossia la moda dell'intellegibile e della metafisica.

Addirittura si è arrivato a parlare della divinità come mero intelletto, ovviamente pensiero suggerito da Aristotele. Tutto ciò portato avanti dalla volontà dei filosofi medievali come Agostino o Tommaso di ricondurre il cristianesimo ad Aristotele, ma ahi loro, hanno compiuto il processo inverso. Inizialmente, Agostino, mantenne la figura di dio come Logos, che è ciò che si può definire autentico per quanto riguarda il messaggio biblico, in quanto dio crea tramite la parola, ma per farlo deve necessariamente essere e pensare. La distorsione di Agostino è pensare all'essere divino in modo diverso dall'essere terreno, cosa che nella Bibbia non viene in alcun modo accentuata, anzi... dio creò l'uomo a SUA IMMAGINE e somiglianza, cosa che ci fa intendere che l'essere umano e l'essere divino sono il medesimo essere, e non di natura diversa! Ma dobbiamo comprendere Agostino, in quanto a causa di Platone doveva in qualche modo permanere il dualismo delle cose, e secondo quest'ottica, sono stati gli stessi cristiani a demolire la figura divina, di cui hanno avuto prova indirettamente soltanto tramite Cristo, e non con una propria esperienza, del resto, si parla di Fede. Ma la frattura più evidente ci viene proposta da Tommaso, che addirittura divide non solo l'essere divino dall'essere terreno, ma anche l'intelletto e ci ripropone quella sorta di Iperuranio camuffato che in realtà ed in sintesi è l'intero cristianesimo, riproponendo, sempre in modo velato la metexis (la metessi, ovvero la partecipazione delle idee nel mondo), la parousia (la parusia, ovvero la rivelazione mistica nella costante presenza del divino, sostenuta principalmente da Agostino che ne fa il cardine della sua dottrina) e la mimesis (le mimesi, quindi le cose del mondo imitano e mimano le idee), concetto riproposto in modo ancor più forte da John Milton (1608-1674) in Paradise Lost (il Paradiso perduto), in quanto sostiene che il mondo sia stato creato da dio prendendo come spunto proprio il regno celeste, e quindi vi è un'analogia tra i due mondi, proprio come dice Tommaso e non possiamo dar loro torto, poiché comunque tutta la teoria dell'analogia è stata fondata sulla somiglianza di dio con l'uomo. Ma come è stato detto prima, vi è comunque la frattura della metafisica, e la vera somiglianza dell'uomo con dio che dovrebbe essere nel Logos, permane soltanto per ciò che fa comodo alla morale cristiana, ossia Amore, unità (inteso come individuo, singolo: dio è uno, l'uomo è uno) e verità. Tuttavia, vi sono molte altre interpretazioni del Cristianesimo, ed ogni filosofo ne ha una propria e personale; possiamo arrivare a dire che ogni filosofo vive un proprio culto, e fa diventare la religione una speculazione ed una morale dello suo personale concetto di Vita.

Agli albori del movimento, non vi è mai stato, non vi è tutt'ora un unico Cristianesimo, e mai vi sarà. Come allo stesso modo non esiste una sola verità ed una sola Bibbia. Si potrebbero citare una enorme varietà di autori, e tutto ciò non farebbe altro che aiutare a mostrare la realtà delle cose. Si potrebbe parlare delle controversie durante il periodo della riforma in merito al libero arbitrio, anche questo, frutto delle interpretazioni. Basti pensare alle posizioni antitetiche, e qui cito autori e libri attinenti perché basteranno a rendere l'idea, come Lutero con il suo "De servo arbitrio" ed Erasmo con "De libero arbitrio". Il culto predominante nell'Occidente non si dimostra altro che un minestrone composto da moralismi socratici, metafisica platonica e fisica aristotelica, molto neoplatonismo ed un pizzico di stoicismo, il tutto, mescolato, triturato e riscritto tante e tante volte dalle popolazioni e dalle culture, generando un qualcosa che ha tutt'altro gusto dalla pietanza originale, pietanza che è stata dimenticata e sostituita da questo intruglio, che viene costantemente utilizzato per nutrire e plasmare le masse, che probabilmente mangiano con gusto soltanto perché non conoscono o riconoscono gli ingredienti, che ormai, ovviamente, dopo secoli di consumazione hanno reso il popolo dipendente. Infatti, il Cristianesimo ecclesiastico si può smentire a partire dalla Bibbia, che per il cristiano rappresenta la parola di Dio, ed in essa vi è racchiuso tutto il rapporto tra divinità e uomo. Ma il cristiano, come reagirebbe a tutto questo? Contraddirebbe la Bibbia, e quindi la verità e la legittimità del proprio dio, o la sua dottrina? Ammetto che tutto ciò rappresenta un feroce paradosso dal quale non può sottrarsi, se non con l'ignoranza. E per ignoranza intendo sia l'ignoranza nel senso comune del termine e sia l'ignoranza colta, quella del popolo ecclesiastico, che ormai ha utilizzato la religione prima di tutto come economia.

Infatti, decine di libri apocrifi e di bibbie sono state distrutte, perché non concordi con la versione "ufficiale" instaurata dai primi esegeti Ebrei. (11 libri citati nella Bibbia del Codice di Leningrado dei masoreti, che in sostanza è quella che chiunque può leggere, infatti, non esistono più). Uomini che nel corso delle epoche dunque sono finiti per autosuggestionarsi e credere alla stessa menzogna che hanno edificato attraverso l'esegesi che li stessi hanno creato per poter essere trattata al mondo come la verità di Dio.

Rifacendomi ora al discorso sui vari cristianesimi e sulle interpretazioni, si può arrivare a dire che ogni dottrina, e nel suo intimo ogni persona, crede al pensiero che ha di dio. Una sorta di politeismo velato, molto più subdolo se si vuole rapportare il singolo alla comunità. E ancor di più, tutti questi filosofi che hanno speculato sulla religione, ci lasciano capire che le verità di fede sono del tutto aleatorie ed opportunistiche. Sono relative al credente, che le modifica a suo piacimento. Il cristiano stesso priva i suoi dogmi del loro valore dogmatico, nel momento in cui attua speculazioni. E delle verità che cambiano in base all'osservatore, delle verità relative, si potranno mai definire autentiche? La verità è una, non doppia, come affermano gli averroisti, non tripla, quadrupla e così via. Ma guardate, tutto il misfatto si è generato dal momento in cui si è pensato in modo presuntuoso e stolto di creare l'ossimoro "verità di fede." Ed è quindi ragionando da cristiano, ammettendo la Bibbia come verità che si può negare il Cristianesimo. E ponendo la Bibbia come menzogna allora... non vi è più nulla da negare, perché tutto è già stato negato.

Inizieremo questo racconto trascinandoci dietro i molti dubbi che nel corso della storia i popoli ci hanno lasciato; proveremo a "studiare" in questo caso la Bibbia e i vari testi apocrifi per quello che sono, ovvero leggendo e portando alla luce quanto gli antichi letteralmente vollero scrivere, senza attuare filtri o interpretazioni di alcun genere, con un passione, umiltà ed una sola certezza e verità da offrire: quella che nessuno ha certezze e tanto meno possiede la verità.






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