Alessandro Volta nasce il 18 febbraio del 1745 a Como. Ivi sempre morirà, il 5 marzo 1827. Fu un importante fisico, nonché l'inventore ufficiale della prima pila e lo scopritore del gas metano.
La sua famiglia è nobile e suo padre muore poco dopo la sua nascita. Passa dunque sotto la sorveglianza e la cura dello zio paterno che lo spinge a intraprendere una carriera giuridica, ma Volta, invece, fin dall'inizio è attratto e affascinato dalla scienza, in particolare dai fenomeni elettromagnetici (e dall'effetto che questi hanno sui corpi). A questo proposito nel 1769, a 25 anni, scrive il "De vi attractiva ignis electrici ac phaenomenis inde pendentibus", una serie di lettere che mettono in dubbio le tesi elaborate da alcuni personaggi sul fenomeno elettrico, a suo dire, troppo teoriche e troppo poco studiate. L'opera epistolare è in particolar modo diretta a Cesare Beccaria (1738-1794), celebre intellettuale milanese dell'epoca.
Questa critica era il frutto di un lavoro precedente iniziato intorno al 1765, nel quale aveva iniziato a studiare e sperimentare assieme al collega Giulio Cesare Gettoni. Dopo dieci anni di studi ed esperimenti su piccola e media scala, i due inventano l'elettrografo (1775); un aggeggio che permette di accumulare una piccola quantità di energia in modo alternato. Nello stesso anno Volta diviene rettore di fisica presso l'università di Como, salvo poi trasferirsi, tre anni dopo (1778), in quella di Pavia.
In questi anni è lui che per la prima volta dà all'energia elettrica il concetto di "capacità" intesa come grandezza fisica scalare, la quale misura canonica è l'elettrometro. Abbandona quindi definitivamente lo studio macroscopico e teorico del fenomeno introducendo grandezze concrete che egli denomina "carica" e "tensione" oltre alla già citata "capacità".
Il decennio successivo, anche e soprattutto grazie al nuovo metodo, è ricco di scoperte e intuizioni: come la celebre relazione (Q=CV), dove "Q" sta alla carica elettrica di un corpo condensatore, "C" alla sua capacità, mentre "V" è la tensione. Quindi; la carica elettrica di un corpo condensatore e pari alla somma della sua capacità e della sua tensione. Ciò fu dimostrabile con la contemporanea realizzazione dell'elettroscopio condensatore e della bilancia elettrometrica. Strumenti sempre da lui attuati.
A questo proposito inizia a condividere le sue scoperte con i maggiori esponenti dell'epoca; gira l'Europa: va in Francia, Olanda, Belgio e Inghilterra, diventando famoso nell'ambiente. Parlando con questi suoi colleghi, inizia a interessarsi anche allo studio della fisica dei gas. Nel (1776) un suo vecchio maestro lo informa di aver scoperto un gas infiammabile sprigionato dal terreno, al che, Alessandro incomincia a studiare questo curioso fenomeno andando in varie paludi e proprio per questo, una volta vistolo e studiatolo, lo chiama "aria infiammabile nativa delle paludi", oggi conosciuto semplicemente come metano.
Da questi studi nasce un'altra importante invenzione che è quella della pistola elettroflogopneumatica (conosciuta come la "pistola di Volta"). Questo oggetto permette grazie a due elettrodi un'accensione elettrica in ambiente chiuso, che poco dopo, lo scienziato comasco, trasforma in un eudiometro canonico e universale per le analisi chimiche. Oltre alla pistola idea la così chiamata "lampada perpetua", una sorta di archetipo della lampada a metano.
Attorno al 1789, a 44 anni, ritorna ufficialmente agli studi sull'elettronica approfondendo certe tematiche fino a prima rimaste alquanto ambigue, come ad esempio, quella sulla quantità necessaria alla dilatazione delle isobare dell'aria. Oltre a questo, per studiare a trecentosessanta gradi il fenomeno, si occupa di studiare la densità e la tensione dei vapori, in particolar modo del vapore acqueo.
Nel 1799 dà per la prima volta pubblicamente sfoggio di quella che diverrà la sua più grande e conosciuta invenzione, se non altro per l'utilità che apporterà alle masse: la pila. Tutto iniziò analizzando e prendendo spunto dagli studi di un altro fisico, nonché anatomista; Luigi Galvini (1737-1798), il quale studiava i cadaveri delle rane, nei quali, vide che se con un arco di metallo vengono toccati i fasci lombari e con un altro i muscoli di una gamba, la rana, cadavere, guizza e ed è scossa da violente convulsioni. Ciò è dovuto dal fatto che i due archi siano di due metalli differenti, e or dunque, interagiscono fra loro creando e disperdendo energia. Da qui nasce l'invenzione della pila.
Va sottolineato come Volta non ruba la teoria a Galvini, in quanto Galvini ipotizza che l'elettricità ricavata è generata dell'interazione fra i due archi e l'energia elettrica dell'animale, e non, come dimostrato, dalla diversa qualità del metallo dell'arco. Che oggi conosciamo appunto nella pila come forza (+) e forza (-).
Nei venti anni successivi, Volta divenne famoso un po' dappertutto venendo riconosciuto delle più importanti cariche politiche e istituzionali del periodo: nel 1801, Napoleone gli assegna la medaglia d'oro e lo invita a partecipare alla Consulta di Lione che si svolge l'anno successivo. Nel 1805, sempre Napoleone lo pensiona e lo fa dunque senatore al Regno d'Italia (1809). Per non farsi mancare nulla, sempre Bonaparte, pochi anni più tardi, nel (1814), lo fa conte.
Negli anni che seguono alla morte, le invenzioni si perdono un po' tra l'oro e il fregio accumulato, ma, ciononostante pubblica una serie di tomi che in sostanza spiegano e in parte sintetizzano tutti i suoi studi con relative scoperte e invenzioni. Nel (1816) ne pubblica cinque, che vengono redatti nuovamente in sette volumi che escono fra il 1818 e il 1829. Alcuni sono postumi, infatti:
Alessandro Volta muore sempre a Como, città nella quale era nato e cresciuto, ed era tornato a vivere a partire dall'inizio degli anni '20, il 5 marzo del 1827, all'età di 82 anni.
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