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lunedì 18 maggio 2015
Geografia, l'Asia. Ep.5 - Bangladesh
- Il verde dello sfondo rappresenta le foreste circondanti il paese. Il cerchio rosso è invece il simbolo del sangue versato per la lotta all'indipendenza della nazione.
Il Bangladesh, è uno Stato pianeggiante irrigato da due grandi fiumi e sorto dalla divisione dal Pakistan, le quali condizioni economiche, già abbastanza precarie, sono periodicamente aggravate da continui disastri naturali che si abbattono sul territorio.
Dati basilari
Nome ufficiale: Repubblica Popolare del Bangladesh.
Nome ufficiale nella lingua originale (bengali): Gana Prajatantri Bangladesh
Superficie: 147 570 km²
Popolazione: 161 048 840 (2012)
Capitale: Dacca, 14 327 157 (2012)
Lingue: bengali (lingua ufficiale), inglese e urdu.
Moneta: Taka.
Geografia e confini
Confinante a nord e a est con l'India; a sudest con il Myanmar; a sud col golfo del Bengala e a ovest nuovamente con l'India. Il Bangladesh è definito e principalmente costituito dalla grande pianura alluvionale formata dai fiumi Gange, Brahmaputra e Meghna. L'unica regione montagnosa, si districa lungo il versante sudorientale, nel quale si trovano le colline di Chittagong. La cima più alta di queste è il Mowdok Mual, alto solo 1003m.
Durante la stagione dei monsoni e delle piogge, i canali in prossimità del delta dei due fiumi Gange e Brahmaputra si uniscono a formare un enorme bacino acquatico. L'alzarsi e l'avanzare delle acque, anche e soprattutto a causa del pesante disboscamento, porta le terre più basse a frequenti allagamenti che rilasciano stratificazioni limose, causando però anche numerosi danni materiali.
Lungo la confluenza centrale dei due grandi corsi d'acqua, sorgono villaggi demograficamente affollati che ospitano il più grande centro della popolazione; in questa zona sorge difatti anche la capitale Dacca. Mentre le regioni del sudest - se si esclude il centro urbano di Chittagong (5 239 000 nel 2011) - sono praticamente disabitate.
- Abitanti rurali viaggiano su imbarcazione durante un periodo di piena.
- Operai al lavoro nel cantiere navale della città di Chittagong durante la bassa marea.
- Vista sul fiume Meghna.
- L'infinita distesa del Gange in prossimità della confluenza a delta col Brahmaputra.
Clima
Il clima è per cui monsonico-tropicale, con temperature medie che non scendono al di sotto dei 18 e con pochi cambiamenti sensibili durante l'anno. I monsoni regolano e portano le piogge nella stagione estiva: periodo nel quale cade sul suolo bangladese - specie nelle zone orientali - oltre l'80% delle intere precipitazioni annuali. Sul litorale costiero si abbattono poi con una certa costanza i cicloni tropicali, i quali contribuiscono a un notevole rialzo delle acque, specie nelle regioni prossime al grande delta del Gange-Brahmaputra
- Villaggio colpito da una inondazione. Come visto, problema serissimo per il Bangladesh. Nel 1970, un anno prima dell'indipendenza, un ciclone tropicale si abbatté sull'intera regione provocando 1 milione di vittime. Nel 1991, un altro ciclone devastò la terra del bengali: questa volta di proporzioni inferiori ma ugualmente mietitore di morte. Furono più di 140 000 le persone che la tempesta portò via con sé.
Flora e fauna
L'intervento umano ha fortemente ridotto lo spazio originale della foresta, che un tempo occupava buona parte della grande piana fluviale, mentre ora non costituisce nemmeno il 15% del territorio bengalese. Nelle zone montagnose, a oriente, predomina una vegetazione di alberi sempre verdi, in grado di superare anche i 40m di altezza. Mentre lungo la costa proliferano le mangrovie.
In Bangladesh vivono infine molti mammiferi: fra tutti, spicca però la tigre del Bengala. Specie che con gli appena 4500 esemplari viventi nel mondo è a serio rischio di estinzione. La maggioranza delle tigri dimora nel parco naturale del Sunderbans: patrimonio dell'UNESCO dal 1997, nonché foresta di mangrovie più vasta del Pianeta.
- Una tigre del Bengala - simbolo nazionale del Bangladesh - fra una foresta di mangrovie. Questi maestosi felini misurano in media 3m, arrivano a pesare tra i 180 e i 260 chilogrammi e si nutrono prevalentemente di mammiferi di medio piccole dimensioni, come per esempio conigli, bufali indiani, capre e cinghiali. Più raramente si cibano anche di piccoli elefanti, lupi, coccodrilli, pavoni e persino leopardi.
- Tramonto suggestivo nella riserva naturale del Sunderbans. Come detto, qui vivono la maggior parte delle tigri del Bengala, ma non solo. La foresta di mangrovie è infatti giaciglio di molti altri animali come cervi, cani rossi indiani e svariate specie di serpenti e uccelli.
Società
La maggior parte della popolazione del Bangladesh discende dai vari popoli indoeuropei che migliaia di anni fa, provenienti dall'occidente, migrarono, e, attratti dai fertili terreni, s'insediarono nella regione. Oggi, essa è quasi interamente di religione musulmana sunnita.
Le minoranze etniche costituenti la società sono prevalentemente tre: i Chakma, un popolo di origine mongola che vive nelle regioni collinari e orientali del Chittagong; i Santal, tribù originaria dell'India; e i Bihari, ovverosia muslim non bengalesi che migrarono in massa per l'appunto dal Bihar - grande regione nordorientale dell'India - dopo l'indipendenza del 1947 del paese hindù.
Va inoltre segnalato come subito dopo l'indipendenza dal Pakistan, del 1971 (che ben vedremo più avanti nell'apposito paragrafo dedicato alla "Storia" del Paese), il Bangladesh abbia accolto nei suoi confini molti fuggitivi politici, i quali, hanno contribuito al vertiginoso incremento demografico, oggi l'ottavo al mondo.
Trovandosi in gran parte circondato dall'India, il Bangladesh, è stato nel corso dei secoli logicamente influenzato dalla cultura hindùista: oggi la prima religione minoritaria dello Stato. Ed è proprio fra la maggioranza islamica e gli hindùisti che, dall'indipendenza fino agli ultimi anni del secolo scorso, sono sorte varie diatribe.
Più della metà dei bengalesi è analfabeta e parla il bengali. Altre lingue diffuse - come visto nella didascalia iniziale - sono l'urdu e l'inglese, portato dai britannici durante il periodo coloniale.
- Villaggio Chakma in festa.
- Donne Santal.
- Una numerosa famiglia Bihari.
Economia
L'economia del Bangladesh è una delle più povere del mondo. L'agricoltura - caratterizzata da una massiccia produzione di riso - occupante il 70% del prodotto interno lordo costituisce l'unica vera risorsa. Sono poi prodotti: patate, grano, (l'universale ndr) barbabietola da zucchero, mango, ananas e tè.
Un altro aspetto economico di rilievo è quello della pesca: importante soprattutto in chiave di consumo, in quanto i bovini vengono principalmente sfruttati per l'aro dei campi. L'industria (25% PIL) è interamente dedicata alla trasformazione e alla fabbricazione di prodotti agricoli.
La iuta - pianta utilizzata per la corderia - risulta comunque essere in generale il prodotto più esportato.
- Una risaia nel bacino del Gange-Brahmaputra.
- Spiaggia sul golfo del Bengala. Qui ci troviamo a Cox's Bazar, nell'estremo sud del Chittagong, la regione politica più vasta del Bangladesh, e si possono osservare gli spartani pescherecci rimasti in secca dopo il ritirarsi dell'acqua causato dalla bassa marea.
- Piantagione di iuta.
Storia
I primi dati sull'esistenza di una nazione affacciata sul golfo del Bengala (il golfo più vasto del mondo), appaiono nel Mahabharata - uno poemi sacri hindù più significativi - quando si parla del grande Regno Magadha. Era il VII secolo a.C., e l'impero, gestito e dominato dalla dinastia dei Saisunaga, andava dalle coste del Pakistan, tagliando trasversalmente il subcontinente indiano settentrionale, fino appunto all'attuale Bangladesh.
Tra il VI e il V secolo a.C. in questi territori giunsero gli Arii, provenienti dall'Asia centrale - già fra gli artefici della civiltà indiana - e i Dravidiani, provenienti dall'India occidentale.
In seguito, la zona bengalese venne occupata da due imperi: quello Gupta (III e VI secolo), di religione buddhista, e quello Pala (tra il VII e il XII secolo), di fede hindùista.
Dal XIII secolo, difatti - inizialmente introdotto da dei missionari sufi (una branchia mistica dell'islam) - il Bangladesh fu invaso dai mussulmani che vi imposero la loro cultura fino al XVIII secolo. Finché nel (1757), l'impero coloniale britannico, non riuscì a imporre il dominio militare sconfiggendo l'ultimo sovrano musulmano del Bengala, il nababbo Suraj-ud-Daula, che uscì sconfitto nella battaglia di Plassey, nell'attuale confine indiano occidentale.
Agli inizi del XX secolo iniziò a prendere forma l'idea di costituire uno stato interamente islamico in India, e, in seguito alle proteste pacifiste rappresentate dalla indelebile figura di Mohandas Gandhi (1869-1948), gli inglesi abbandonarono l'esercizio del loro dominio e furono così costituiti, nel (1947), il Pakistan Occidentale - lungo la zona del fiume Indo - (oggi non ci riguarda ndr.) e il Pakistan Orientale - formato dalla regione del Bengala, il cui territori occidentali, con capitale Calcutta, rimasero all'India -.
Durante gli anni Cinquanta, la regione pakistana sul golfo cominciò a mostrare nette ambizioni di autonomia, anche grazie all'istituzione della socialista Lega Awami.
L'opportunità e il sogno di emancipazione si poté però realizzare una ventina di anni dopo, nel 1970, quando la Lega raggiunse la maggiorana assoluta dei voti. Nel gennaio dell'anno seguente (1971) sorgeva così la Repubblica Popolare del Bangladesh.
Dopo appena un paio di mesi dalla sua istituzione ufficiale, lo Stato neonato si trovò scombussolato da un conflitto politico interno, che vedeva contrapposte le fazioni politiche di Caraci (nell'odierno Pakistan) e Dacca (come visto l'attuale capitale bengalese); e che fu sedato solo grazie all'intervento delle truppe indiane alla fine del '72.
Da quel momento a oggi, si può dire che il Bangladesh abbia attraversato tre tappe fondamentali: la prima risponde al nome del corto governato di Mujibur (1920-1975), che per via dell'ideologia laica e di sinistra, fu assassinato in seguito a un intervento militare. La seconda, a un più longevo periodo dittatoriale - succeduto dopo due anni anarchici - rappresentato prima dalla figura del generale Ziaur Rahman (1936-1981), anch'egli assassinato, che creò e fu a capo, dal 1977 del Partito Nazionalista del Bangladesh. E dunque dal generale Muhammed Ershad (1930), che esercitò il suo potere dal 1982 al 1990. La terza e ultima fase coincide con quella odierna, ed è quella democratica. La prima nonché primo (mi scuso per il bisticcio ndr.) Primo Ministro del Paese fu Khaleda Zia (1945), presidentessa dal 1991 al 1996 e dal 2001 al 2006.
L'attuale presidente bengalese, in forza dal 2009, è sempre una donna; Sheikh Hasina (1947). Già presidente dal 1996 al 2001.
Nonostante questa politica anti-sessista e democratica, però, il fanatismo religioso e le varie diatribe intestine hanno devastato il paese, portandolo sull'orlo del tracollo economico.
- Sheikh Mujibur Rahman (1920-1975) parla al popolo nel marzo del 1971 in uno dei primi discorsi da Presidente della Repubblica Popolare del Bangladesh, verso la quale, egli sarà primo timoniere fino al 1975, anno del suo assassinio.
- Khaleda Zia (1945), vedova del primo dittatore Ziaur Rahman (1936-1981), è stata dal 1991 al 1996 il primo esponente del governo democratico. Alla fine del suo mandato quinquennale, è stata sostituita Sheik Hasina Wajid (1947), la figlia di Mujibur. Anch'essa reggente al mandato di cinque anni, ha lasciato per il ritorno di Zia, che ha governato fino al 2006.
- Nel 2009, con una nuova "staffetta" Hasina si è reinsediata al governo, ed è l'attuale presidente del Bangladesh. Il suo mandato, scaduto nel 2014, è stato rinnovato e andrà a terminare nel 2019.
Curiosità
- il sari, un vestito costituito da un unico pezzo in tela dipinto da colori sgargianti, è il tipico indumento bengalese.
- Il cricket - importato dalla cultura inglese - è il gioco più seguito e popolare in Bangladesh. La nazionale del paese può anche contare su una buona e recente tradizione: dal 1999, anno della sua prima apparizione, si è qualificata a tutte le successive edizioni della Coppa del Mondo. Torneo che nel 2011 ha anche ospitato, assieme a India e Sri Lanka.
- I poemi patriottici di Kazi Nazrul Islam (1899-1876), il poeta nazionale del Bangladesh, hanno ispirato i ribelli bengalesi all'indipendenza pakistana del 1971, ottenuta tramite la vittoria ai seggi della Lega Awami.
- Il panta bath, composto da riso, pesce e crostacei, è uno dei piatti più comuni mangiati in Bangladesh.
- La scrittrice nonché attivista bengalese Taslima Nasreen (1962), è stata minacciata di morte in seguito alla pubblicazione de "La vergogna". Un libro che mette a nudo gli aspetti abusivisti musulmani nei confronti delle minoranze hindùiste del Paese.
Riepilogo cronologico dei principali avvenimenti storici:
- XIII arrivo dei musulmani che sottomettono la precedente cultura hindùista, e, prima ancora buddhista.
- 1757 vittoria inglese.
- 1971 emancipazione dal Pakistan.
- 1972 costituzione ufficiale del Bangladesh.
- 1972-1975 governo Majibur
- 1975-1977 anarchia
- 1977-1981 prima dittatura con Ziaur Rahman
- 1982-1900 seconda dittatura con Muhammed Ershad.
- 1991 inizio del periodo democratico.
Grazie per l'interesse!
Prossimo viaggio in: Bahrein.
lunedì 11 maggio 2015
Geografia, l'Asia: Ep.4 - Azerbaijan
- Lo "stendardo tricolore" venne usato per la prima volta nel 1918, nel quadriennio precedente all'annessione all'URSS. Il blu è il simbolo del cielo, dunque del progetto democratico e dell'aspirazione a un sistema migliore; il rosso rappresenta il progresso, mentre il verde è il colore dell'islam. La luna e la stella a otto punte sono un chiaro richiamo al mondo turco.
L'Azerbaijan è una terra di incontro tra Europa orientale e Asia occidentale. Fazzoletto che divide culture antitetiche, affacciato sul mar Caspio e valicato dal Caucaso, ha nella vendita del petrolio e dei minerali la maggiore fonte di ricchezza.
Dati basilari
Nome ufficiale: Repubblica dell'Azerbaijan
Nome ufficiale nella lingua originale (azero): Azerbaycan Respublikasi
Superficie: 86 600 km²
Popolazione: 9 187 783 (2012)
Capitale: Baku, 2 122 300 (2012)
Lingue: azero (lingua ufficiale), russo, arabo e armeno.
Moneta: Manat.
Geografia e confini
Confinante a nord con la Russia, a est col mar Caspio, a sud con l'Iran, a ovest con l'Armenia, - e per quello che concerne la Repubblica di Naxçıvan con la Turchia - e a nordovest con la Georgia. Lo Stato azero occupa parte della riva occidentale del Caspio; a nord è delineato dall'estremità orientale delle catene del Caucaso, che si estendono dalla penisola di Absheron - la parte più a est dell'Azerbaijan che si affaccia sul grande lago - al mar Nero.
Le steppose e piane aree centrali sono solcate dal fiume Aras - visto anche quando abbiamo trattato l'Armenia - che proprio qui si unisce a diversi affluenti minori armeni e al Kura, il quale sfocia poi nel mar Caspio.
La popolazione, di maggioranza azera e di religione islamica, presenta altresì minoranze russe e armene, concentrate principalmente nelle valli del centro e del sud. L'esigenze hanno infatti spinto i contadini azeri a un esodo rurale, insediando questi alle falde dei monti del nord - come nel caso di Gandja (320 700 abitanti) - oppure verso il mare; ove sorgono Sumgait (308 700 abitanti) e la capitale Baku.
- Il monte caucasico Bazardüzü Dağı, al confine con la Russia, è il monte più alto del territorio azero.
- Una valle delle zone interne solcata dal fiume Aras, nelle quali prossimità sorge una chiesa cristiano-armena dall'inconfondibile cupola a forma d'uovo.
Clima
Il clima è continentale e montano, caratterizzato da nubi e una forte umidità. Sulle coste invece si presenta una realtà più florida e mite.
- Un'altra veduta sulle zone interne; questa volta il paesaggio è più florido proprio perché presenta un clima più umido
Storia
Attorno alla metà del VI secolo a.C. l'intera ragione transcaucasica, dunque i territori di Georgia, Armenia e Azerbaijan, furono conquistati dai Persiani che vi imposero la loro religione: il mazdeismo. Seguì quindi la conquista di Alessandro Magno, e, alla morte di questi, avvenuta nel 323 a.C., la regione fu assegnata ai vari diadochi alla spartizione di Babilonia. Fintantoché, nel I secolo a.C. gli Albanesi caucasici - gli abitanti autoctoni - non fondarono un regno autonomo che persistette fino al 252, quando fu attaccato e sottomesso dai Persiani Sassanidi.
Il secolo successivo fu contrassegnato da un cambiamento culturale: sull'onda della neonata Chiesa apostolica armena, il mazdeismo di Zoroastro, venne infatti abbandonato per lasciare spazio al cristianesimo, che rimase religione di stato fino al VII secolo. In un periodo dove Romani e Bizantini si contesero la scena.
Nel 667 però, gli Arabi, nel loro periodo espansionistico, s'impossessarono delle aree azere, e, imponendo agli Albanesi caucasici la conversione all'islam formarono uno stato vassallo.
All'inizi del XIII secolo la dinastia dei califfi Abbasidi cadette, propiziando le invasioni di altre dinastie islamiche quali quelle dei Sagidi, dei Buyidi e dei Jalayridi. Quest'ultima, conquistata dall'esercito di Tamerlano (1336-1405). Alla morte del sanguinario condottiero, la mappa venne divisa in due stati capeggiati da due federazioni: i Kara Koyunlu e il gli Ak Koyunlu - che oggi non interessa poiché non riguarda a stretto contatto l'Armenia -.
Nel 1501 sorse in Azerbaijan l'Impero Safavide, il quale diede l'ultimo e ulteriore - seppure minore - cambiamento religioso e culturale: i Safavidi, infatti, imposero lo Sciismo islamico. Ancora oggi movimento di maggioranza nel Paese.
Dopo il suo sgretolamento (1736), le regioni azere divennero canati autonomi, poi annessi prima nuovamente alla Persia e quindi all'impero russo.
Alla caduta dell'impero russo dopo la prima grande guerra, nel (1918) venne proclamata l'indipendenza, con la creazione della Repubblica Democratica dell'Azerbaijan. Quattro anni dopo, però, (1922), l'Armata Rossa della neonata Unione Sovietica invase Baku costringendo gli azeri all'annessione allo stato comunista.
Come abbiamo visto nell'episodio a questo precedente, trattante l'Armenia, anche l'Azerbaijan dovette aspettare il 1936 prima di considerarsi ufficialmente parte dell'URSS.
Nel gennaio 1990, le rivolte indipendentistiche azere erano già nutrite, e il presidente sovietico, che all'ora era Gorbachev (1931) ne ordinò la repressione. Un anno e mezzo più tardi (agosto 1991), però, fu attuato il referendum e gli azeri votarono per la libertà: fu istituita così la Repubblica dell'Azerbaijan.
Società
La principale ricchezza azera è il petrolio - con consequenziale raffinazione, petrolio chimico e derivati - ma sono presenti pure minerali, come il ferro, e gas naturale. Il settore dell'industria apporta il 43% del prodotto interno lordo, mentre l'agricoltura - prevalentemente di cotone e cereali - risulta un apporto del 19%.
Tra gli anni Novanta e i primi Duemila, l'Azerbaijan ha registrato una scarsa produzione petrolifera che ha troncato sul nascere lo sviluppo del Paese appena indipendente. Un seconda causa fuorviante è stato l'impegno di risorse umane e materiali nella guerra del (1993) contro l'Armenia per i possedimenti azeri abitati dagli armeni del Nagorno-Karabakh.
Curiosità
- la riserva statale di Qobustan è uno dei molti posti caratteristici in Azerbaijan considerati patrimonio dell'UNESCO. Situata a nordovest dell'omonima cittadina - nell'entroterra, in prossimità della penisola di Absheron - presenta diverse incisioni rupestri preistoriche, riconducibili al periodo finale e successivo dell'ultima glaciazione (20 000-5000 a.C.). Un'altra particolarità, è quella della presenza di centinaia di piccoli vulcani di fango cosparsi in tutta la zona.
- Zecharia Sitchin (1920-2010), fu uno scrittore e studioso azero naturalizzato statunitense, appassionato di archeologia misteriosa e teorico degli antichi astronauti. Secondo egli, infatti - tramite le tavole in sumero-accadico dallo stesso studiate - la storia dell'uomo è stata l'opera dell'ingegno di una o più civiltà extraterrestri, le quali, giunte sulla Terra in periodi immemori, si preoccuparono di fornire all'uomo la scienza e la tecnologia. Gli alieni infine - sempre secondo Sitchin - sarebbero le varie divinità descritte e adorate in tutto il mondo, con nomi diversi, ma dai connotati pressoché identici.
- Lev Landau (1908-1968), fu un fisico sovietico di origine azera, Nobel per la fisica nel 1962, in virtù degli studi effettuati con susseguente teoria formulata sullo stato di condensazione dell'elio allo stato liquido.
- Garri Kimovič Kasparov (1963), è uno scacchista russo, e prima ancora sovietico, di origine azera. Consecutivamente campione del mondo dal 1985 al 2000, è considerato dai molti il migliore giocatore di scacchi di sempre.
- il lago Masazirgol si trova nel Qarabag, la regione di Baku, ed è peculiare per il roseo e suggestivo colore delle sue acque, dovuto dalla presenza di particolari alghe. Come si può inoltre notare, è sfruttato per la raccolta del sale.
- la capitale Baku, è una città molto omogenea: presenta infatti un pregevole centro storico, tra i più antichi dell'intero Oriente (immagine sopra). Allo stesso modo, è una metropoli al passo col tempo; da come si può vedere dalla zona moderna dominata dai tre grattacieli dalla forma lanceolata colorati dai colori della bandiera, chiamati Flame Towers (immagine sotto).
Anche per questo, Baku, ospiterà nel prossimo giugno (2015) la prima edizione dei Giochi Olimpici europei.
Riepilogo cronologico dei principali avvenimenti storici:
- 550 a.C. conquista dei Persiani che impongono la religione mazdeista.
- 323 a.C. morte di Alessandro Magno e spartizione di Babilonia.
- I secolo a.C. indipendenza degli Albanesi caucasici.
- 252 ritorno sotto il dominio persiano con la dinastia sassanide.
- IV-VII secolo periodo cristiano.
- 667 conquista degli Arabi.
- 1501-1736 dominio dell'Impero Sefavide: dal Sunnismo si passa allo Sciismo.
- 1936 entrata ufficiale nelle nazioni dell'URSS.
- 1991 indipendenza.
Grazie per l'interesse!
Prossima nazione: Bangladesh.
sabato 9 maggio 2015
Storia delle religioni: Sant'Ambrogio e il cristianesimo a Milano
Edificato nel I secolo e demolito nel IV, l'Anfiteatro di Milano (all'epoca Mediolànum "luogo in mezzo alla piana") sorgeva aldilà della cinta muraria che proteggeva la città.
Con una capienza di oltre 20 000 posti, il suo declino può essere considerato il simbolo del cambiamento culturale che investì Milano e non solo nei primi secoli dopo Cristo.
In quel periodo, infatti, prendeva sempre più piede il cristianesimo, e, i giochi dei gladiatori e delle belve rievocavano invece alla tradizione precedente, dunque ormai pagana.
Una volta demolito, l'area nella quale era collocato fu urbanizzata e le pietre restanti furono utilizzate per edificare alcune costruzioni: la più rilevante è la tutt'oggi esistente Basilica di San Lorenzo, ubicata in quella che era la zona periferica della cittadina, in prossimità delle mura capeggiate dalla Porta Ticinese.
Essa, fu voluta fortemente, in quanto divenne la sede di ritrovo degli Ariani, considerati eretici al primo concilio di Nicea (325) e cacciati pubblicamente da Ambrogio (sempre IV secolo). Ed è proprio del contemporaneo patrono milanese fatto poi santo che si concentra il tema odierno.
- Ciò che resta di una tribuna dell'Anfiteatro di Milano, un tempo il terzo in Italia come capacità dopo il Colosseo (in media 60 000 persone) e l'Anfiteatro di Capua (40 000). Oltre ad essere funto da cava per la costruzione della Basilica di San Lorenzo, venne definitivamente demolito dai barbari durante la guerra gotica (535-553).
Prima però, bisogna capire chi fossero gli Ariani e cosa c'entrino con la storia di oggi, nel senso letterale. Gli Ariani erano e sono i seguaci del pensiero teologico e cristologico elaborato dal berbero Ario (256-336), secondo il quale la figura del Cristo (quindi del Figlio) va scissa da quella di Dio (il Padre) e non è per alcuna ragione compatibile. Ciò logicamente va contro il dogma della trinità, e per questo, gli Ariani sono considerati miscredenti.
In pieno centro meneghino sorgeva il Battistero di San Giovanni alle Fonti, oggi presente in parte sotto la cripta del Duomo.
Dalla forma ottagonale, con quattro nicchie rettangolari ad accogliere altrettante entrate; coperto da una volta ornata da mosaici in pasta vitrea; guarnito alla base da zoccolature in marmo e intinto da affreschi, al centro, ospitava il fulcro del suo stesso senso: la vasca battesimale.
Qui il neofita, ossia colui che si accingeva a ricevere il sacramento del battesimo, si spogliava; veniva quindi unto di olio e veniva poi immerso con adagio nella vasca, profonda sui 100cm, per tre volte, come simbolo della compartecipazione alla morte di Cristo.
Al suo interno furono battezzati illustri personaggi, oggi considerati e considerabili Padri della Chiesa: è il 387 quando per esempio Ambrogio presiede la cerimonia battesimale di un Sant'Agostino ventitreenne.
- I resti del Battistero sotto il Duomo. Un tempo si trovava collocato tra la Basilica di Santa Maria Maggiore (chiamata anche basilica vetus) e la Basilica di Santa Tecla, ancora visibile agli inizi del secolo scorso, finché, prima i bombardamenti della guerra, e poi i lavori per la metropolitana attuati negli anni Sessanta, durante il "boom economico", non la fecero sparire del tutto.
Aurelio Ambrogio (poi sant'Ambrogio) è un senatore aristocratico appartenente alla gens Aurelia, che viene chiamato per fare da intermediatore a una delicata situazione venutasi a creare. Il suo predecessore - come vescovo della città - è Aussenzio, un convinto seguace dell'arianesimo. Egli viene messo alla cattedra dall'imperatore Costanzo II (317-361) e durante il suo incarico - durato diciannove anni - ha raccolto un cospicuo numero di sostenitori.
Milano si trova dunque spaccata e contesa: da una parte vi sono i cristiani fedeli a quanto stabilito nel primo concilio niceno, dall'altra, i sostenitori della teologia ariana. E per il momento l'imperatore - nel frattempo cambiato cinque volte - Teodosio (347-395) preferisce temporeggiare.
Ambrogio, che di primo impatto è contrario all'idea di diventare vescovo, diviene un grande urbanista, ampliando la città secondo un accurato criterio simbolico. Ne è da esempio la costruzione di quattro basiliche orientate a formare una croce, esse sono: la Basilica degli Apostoli, quella di San Simpliciano, San Dionigi - demolita dagli austriaci nel 1783 - e la Basilica dei Martiri, divenuta poi di Sant'Ambrogio quando il vescovo, morto, venne quivi sepolto.
Questo però in un primo momento non basta per sedare il malcontento e la lotta con gli Ariani, ma è proprio nelle numerose costruzioni ordiate che Ambrogio, grazie a un'intuizione, trova successivamente la chiave per il suo intento. In uno scavo vengono infatti rinvenuti due corpi: si tratta di Gervasio e Protasio, due martiri gemelli, tradizionalmente ricondotti ai figli di san Vitale e santa Valeria. Diffusasi la notizia, a Mediolànum è festa grande; i dubbiosi si schierano col metropolita appoggiando l'ortodossia di Nicea (oggi Iznik, in Turchia), e gli Ariani, ormai in netta minoranza, sono costretti ad alzare bandiera bianca.
- Lo stendardo vescovile usato da Aussenzio (?-374), predecessore di Ambrogio, originario della Cappadocia: una regione dell'Anatolia centro orientale. Egli si avvicinò al pensiero ariano leggendo il trattato teologico "Codex Argenteus" del compaesano goto Ulfila (311-388).
- Testa marmorea di provenienza siriana raffigurante Costanzo II (317-361). Egli nacque in Pannonia, regione riconducibile tra l'attuale Ungheria occidentale e la Dalmazia, e come abbiamo visto fu un deciso sostenitore del cristianesimo ariano.
- Busto di Teodosio (347-395). L'imperatore - chiamato "il Grande" - fu l'ultimo a regnare sull'Impero Romano unificato, ed è considerato santo dalle chiese d'oriente.
- Interno della Basilica degli Apostoli, nel più nuovo complesso basilicale di San Nazaro in Brolo.
- Basilica di San Simpliciano.
- La facciata a capanna e il campanile della Basilica di Sant'Ambrogio, ex Basilica dei Martiri.
I due corpi, alla morte di Ambrogio, vengono sepolti accanto a lui, uno a destra, l'altro a sinistra, e ciò aumenta nei decenni successivi il culto sacrale e vetusto verso le reliquie dei santi: considerati testimoni diretti dell'esistenza di Cristo e della fede ancora più del Cristo stesso.
- I corpi di (da destra a sinistra) Protasio, Ambrogio e Gervasio nella cripta.
- Mosaico raffigurante il patrono milanese, della cappella di San Vittore, nella basilica che porta il suo nome.
Con una capienza di oltre 20 000 posti, il suo declino può essere considerato il simbolo del cambiamento culturale che investì Milano e non solo nei primi secoli dopo Cristo.
In quel periodo, infatti, prendeva sempre più piede il cristianesimo, e, i giochi dei gladiatori e delle belve rievocavano invece alla tradizione precedente, dunque ormai pagana.
Una volta demolito, l'area nella quale era collocato fu urbanizzata e le pietre restanti furono utilizzate per edificare alcune costruzioni: la più rilevante è la tutt'oggi esistente Basilica di San Lorenzo, ubicata in quella che era la zona periferica della cittadina, in prossimità delle mura capeggiate dalla Porta Ticinese.
Essa, fu voluta fortemente, in quanto divenne la sede di ritrovo degli Ariani, considerati eretici al primo concilio di Nicea (325) e cacciati pubblicamente da Ambrogio (sempre IV secolo). Ed è proprio del contemporaneo patrono milanese fatto poi santo che si concentra il tema odierno.
- Ciò che resta di una tribuna dell'Anfiteatro di Milano, un tempo il terzo in Italia come capacità dopo il Colosseo (in media 60 000 persone) e l'Anfiteatro di Capua (40 000). Oltre ad essere funto da cava per la costruzione della Basilica di San Lorenzo, venne definitivamente demolito dai barbari durante la guerra gotica (535-553).
Prima però, bisogna capire chi fossero gli Ariani e cosa c'entrino con la storia di oggi, nel senso letterale. Gli Ariani erano e sono i seguaci del pensiero teologico e cristologico elaborato dal berbero Ario (256-336), secondo il quale la figura del Cristo (quindi del Figlio) va scissa da quella di Dio (il Padre) e non è per alcuna ragione compatibile. Ciò logicamente va contro il dogma della trinità, e per questo, gli Ariani sono considerati miscredenti.
In pieno centro meneghino sorgeva il Battistero di San Giovanni alle Fonti, oggi presente in parte sotto la cripta del Duomo.
Dalla forma ottagonale, con quattro nicchie rettangolari ad accogliere altrettante entrate; coperto da una volta ornata da mosaici in pasta vitrea; guarnito alla base da zoccolature in marmo e intinto da affreschi, al centro, ospitava il fulcro del suo stesso senso: la vasca battesimale.
Qui il neofita, ossia colui che si accingeva a ricevere il sacramento del battesimo, si spogliava; veniva quindi unto di olio e veniva poi immerso con adagio nella vasca, profonda sui 100cm, per tre volte, come simbolo della compartecipazione alla morte di Cristo.
Al suo interno furono battezzati illustri personaggi, oggi considerati e considerabili Padri della Chiesa: è il 387 quando per esempio Ambrogio presiede la cerimonia battesimale di un Sant'Agostino ventitreenne.
- I resti del Battistero sotto il Duomo. Un tempo si trovava collocato tra la Basilica di Santa Maria Maggiore (chiamata anche basilica vetus) e la Basilica di Santa Tecla, ancora visibile agli inizi del secolo scorso, finché, prima i bombardamenti della guerra, e poi i lavori per la metropolitana attuati negli anni Sessanta, durante il "boom economico", non la fecero sparire del tutto.
Aurelio Ambrogio (poi sant'Ambrogio) è un senatore aristocratico appartenente alla gens Aurelia, che viene chiamato per fare da intermediatore a una delicata situazione venutasi a creare. Il suo predecessore - come vescovo della città - è Aussenzio, un convinto seguace dell'arianesimo. Egli viene messo alla cattedra dall'imperatore Costanzo II (317-361) e durante il suo incarico - durato diciannove anni - ha raccolto un cospicuo numero di sostenitori.
Milano si trova dunque spaccata e contesa: da una parte vi sono i cristiani fedeli a quanto stabilito nel primo concilio niceno, dall'altra, i sostenitori della teologia ariana. E per il momento l'imperatore - nel frattempo cambiato cinque volte - Teodosio (347-395) preferisce temporeggiare.
Ambrogio, che di primo impatto è contrario all'idea di diventare vescovo, diviene un grande urbanista, ampliando la città secondo un accurato criterio simbolico. Ne è da esempio la costruzione di quattro basiliche orientate a formare una croce, esse sono: la Basilica degli Apostoli, quella di San Simpliciano, San Dionigi - demolita dagli austriaci nel 1783 - e la Basilica dei Martiri, divenuta poi di Sant'Ambrogio quando il vescovo, morto, venne quivi sepolto.
Questo però in un primo momento non basta per sedare il malcontento e la lotta con gli Ariani, ma è proprio nelle numerose costruzioni ordiate che Ambrogio, grazie a un'intuizione, trova successivamente la chiave per il suo intento. In uno scavo vengono infatti rinvenuti due corpi: si tratta di Gervasio e Protasio, due martiri gemelli, tradizionalmente ricondotti ai figli di san Vitale e santa Valeria. Diffusasi la notizia, a Mediolànum è festa grande; i dubbiosi si schierano col metropolita appoggiando l'ortodossia di Nicea (oggi Iznik, in Turchia), e gli Ariani, ormai in netta minoranza, sono costretti ad alzare bandiera bianca.
- Lo stendardo vescovile usato da Aussenzio (?-374), predecessore di Ambrogio, originario della Cappadocia: una regione dell'Anatolia centro orientale. Egli si avvicinò al pensiero ariano leggendo il trattato teologico "Codex Argenteus" del compaesano goto Ulfila (311-388).
- Testa marmorea di provenienza siriana raffigurante Costanzo II (317-361). Egli nacque in Pannonia, regione riconducibile tra l'attuale Ungheria occidentale e la Dalmazia, e come abbiamo visto fu un deciso sostenitore del cristianesimo ariano.
- Busto di Teodosio (347-395). L'imperatore - chiamato "il Grande" - fu l'ultimo a regnare sull'Impero Romano unificato, ed è considerato santo dalle chiese d'oriente.
- Interno della Basilica degli Apostoli, nel più nuovo complesso basilicale di San Nazaro in Brolo.
- Basilica di San Simpliciano.
- La facciata a capanna e il campanile della Basilica di Sant'Ambrogio, ex Basilica dei Martiri.
I due corpi, alla morte di Ambrogio, vengono sepolti accanto a lui, uno a destra, l'altro a sinistra, e ciò aumenta nei decenni successivi il culto sacrale e vetusto verso le reliquie dei santi: considerati testimoni diretti dell'esistenza di Cristo e della fede ancora più del Cristo stesso.
- I corpi di (da destra a sinistra) Protasio, Ambrogio e Gervasio nella cripta.
- Mosaico raffigurante il patrono milanese, della cappella di San Vittore, nella basilica che porta il suo nome.
venerdì 8 maggio 2015
Società: i tronchi delle Dolomiti
Adagiata s'un porfido di origine vulcanica, all'ombra delle pittoresche Dolomiti, - gruppo montuoso che dal 2009 è patrimonio dell'UNESCO - sorge la Foresta Demaniale, nonché Parco naturale, di Paneveggio.
Qui, nell'incommensurabile quantità di abeti rossi, si può trovare una particolare qualità di legname; una delle più rinomate e ricercate dai liutai: il legno di risonanza - un termine tecnico più che di biologia - che essi utilizzato per ricavare la cassa e la tavola armonica degli strumenti da loro prodotti artigianalmente.
La proprietà di certi abeti rossi di questa foresta, è riconosciuta universalmente. Lo stesso Stradivari, tanto per fare il nome più illustre, già dalla seconda metà del Seicento, partiva personalmente da Cremona per incontrare di persona i falegnami o i boscaioli fornitori della legna per i suoi liuti.
I tronchi, vengono messi a bagno nei gelidi torrenti per sei mesi: immersi sul letto del fiume nei primi giorni invernali, quivi rimangono fino alla primavera. Questo processo - antico e tradizionale - fa sì che la ninfa venga espulsa, migliorando la struttura per quel che concerne il contesto della qualità armonica.
- immagine che richiama alla tradizione.
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