giovedì 7 maggio 2015

Società: viaggio nel Codex Gigas, il manoscritto più grande del mondo


Il Codex Gigas - in italiano "Codice", o "Libro", "Gigante" - è per l'appunto il manoscritto più grande al mondo. La sua realizzazione in copertina legnosa, ricoperta in pelle e ornata da scanalature in oro e in metallo, è attribuibile agli inizi del XIII secolo: nel complesso conteneva 320 pagine in pelle vitellina; - otto di queste sono state strappate - è lungo 93cm, largo 50 e spesso 22 per un totale di 75 chilogrammi. 

Come scritto, le prime testimonianze della sua esistenza risalgono alla prima metà del Milleduecento, e sono a opera di un tale Herman "il Recluso", che lo ricamò in un monastero benedettino nel cuore della vecchia Boemia, ora in Repubblica Ceca.

Il testo rivela vari contenuti culturali, divisibili in due sezioni, ovverosia cristianesimo e tradizione del territorio: come apertura si trova una versione della Vulgata - la Bibbia tradotta in latino da san Girolamo (347-420) dall'edizione greca della Septuaginta - Segue quindi l'Origines del vescovo Isidoro di Siviglia (vissuto tra il VI-VII secolo); un'enciclopedia abbastanza imparziale sui costumi e sulla civiltà occidentale. Dunque troviamo Antichità Giudaiche e Guerra Giudaica:  nel primo citato, il militare nonché storico ebraico-romano Flavio Giuseppe (vissuto tra il I secolo e i primi anni del II) narra le vicende storiche del popolo di Israele; dai primi momenti (VIII secolo a.C.) fino al periodo prossimo e precedente alla prima guerra romano-giudaica, avvenuta tra il 66-70.
Il secondo lavoro citato, invece, analizza proprio gli aspetti della prima guerra: iniziata per i Romani sotto l'instabile guida di Nerone, consumatasi in Palestina, decisa a favore degli italici quando l'imperatore di questi è Vespasiano, e conclusa definitivamente quando il figlio, Tito, marcia con le sue truppe alla volta di Gerusalemme conquistandola e radendo al suolo il Secondo Tempio, costruito un tempo sulle ceneri dal primo, una volta terminato l'assedio della prigionia babilonese.


- nella pagina a destra si può notare una rappresentazione illustrata del Diavolo, la quale, dà un alternativo nome al libro, chiamato anche difatti "La Bibbia del Diavolo". Quella alla sinistra invece la pianta del primo tempio di Gerusalemme. 






- dettaglio sul Diavolo, di pag.290. 

A questo punto si apre la (da noi attuata e convenzionale) seconda parte, la quale tratta più le tematiche sociali, storiche e filosofiche del pensiero del Centro Europa. Il più rilevabile e noto tra questi trattati è il Chronica Boëmorum del ceco Cosma Praghese (1045-1125), che in tre libri esplica per l'appunto gli usi e le abitudini degli antichi Boi, quando questi, erano abitanti di una terra un tempo crocevia delle decise invasioni barbariche degli Slavi - provenienti da est - e dei Germani - da nordovest -.



- dettaglio sulla copertina ricavata con le pelli dei feti di vitello.

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