lunedì 2 marzo 2015

Studio letterale della Bibbia, Ep.5 - Genesi (cap. 3-4: il serpente, la cacciata, Caino e Abele)

Ben tornati per quello che è ormai il 5 appuntamento sullo "studio" letterale dell'Antico Testamento del Codice masoretico di Leningrado. L'ultima volta abbiamo raccontato il secondo capitolo della Genesi. Riassumendo; quello nel quale si parla del giardino che fu posto in Eden nel quale giardino a sua volta gli "Elohìm" oltre che a farvi germogliare frutti di ogni tipo, tra cui l'albero della vita e della Conoscenza del bene e del male, vi posero l'"Adàm" maschio che susseguentemente fu portato in uno stato di sonno profondo al fine di ricavare la sua figura sessualmente complementare, chiamata Ishah (donna) dalla parte laterale ricurva ("Tselah") dello stesso, quindi di Ish (uomo). Il capitolo termina testualmente con "Adamo ed Eva nudi ma che non provano vergogna".

Nella scorsa puntata abbiamo inoltre visto come Dio vieti ai due "Adàm" di cibarsi dei frutti dell'albero della Conoscenza del bene e del male, dando però la completa libertà verso gli altri frutti degli altri alberi. <Se mangerai i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male - dice Dio ad Adamo prima di creare Eva - morrai>.

A questo punto incomincia la terza sezione, ed è qua che entra in gioco "il serpente".
Anche qui, come nel caso del paradiso terrestre è doverosa una precisazione. Nell'immaginario popolare il serpente, che come dice la Bibbia "era più astuto di ogni altro animale", tenta Eva dicendole di mangiare la mela. Ebbene, nella Genesi ebraica, ma se per questo anche in quella cattolica in tutte le lingue, non si parla mai di mela, bensì di frutto. Quella della mela è un'altra inventiva medioevale nata dal gioco di parole, se così lo si vuole chiamare, sul termine latino "Malum", che significa sia "male" che "mela". Da qui nasce la storia erronea della mela.
Perché fa questa precisazione? - direte voi che leggete - dopotutto, la mela è un frutto. Sì, certo. Ma innanzitutto come scritto non si parla mai di alcuna mela, quindi va oltremodo notato che nel Libro dei Proverbi, un libro canonico nel quale si spiegano secondo la tradizione ebraica le allegorie presenti nei vari passi biblici, si dice come "mangiare il frutto" significhi "consumare l'atto sessuale". Ed è per questo che tengo a rimarcare la differenza fra il frutto e la mela, perché a questo punto cambia tutto lo scenario. Se volete la conferma, andate al (v.20) del capitolo 30, il penultimo del Libro dei Proverbi.

Un'ultima cosa prima di addentrarci finalmente nella trama; per questo capitolo vi propongo due chiavi di lettura. La prima è meramente letterale, quindi racconto il significato asciutto di quanto scritto. A questa, alla fine lego parallelamente una trama letta in chiave simbolico esoterica che spiega il perché sia stato scelto il serpente per personificare questa figura tentatrice. Iniziamo!

Andiamo direttamente ai (v.6, 7) che dicono:


<(6) La donna osservò che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, piacevole all'occhio e desiderabile per avere conoscenza. Colse quindi del frutto, ne mangiò e ne dette anche a suo marito, che, con lei, ne mangiò. (7) Si aprirono allora gli occhi a tutt'e due e videro che erano ignudi; quindi, cucite insieme delle foglie di fico, se ne fecero delle cinture.>


Allora: abbiamo detto che "mangiare il frutto" significa consumare l' atto sessuale. A questo proposito ciò è anche intuibile leggendo semplicemente con un po' di attenzione la frase, infatti, alla fine del verso (6) si scrive che Eva colse DEL frutto e non IL frutto. Ma proseguiamo...

Con chi consuma Eva questo primo atto sessuale? direttamente col personaggio che incarna la figura del serpente. E chi è costui? Questo non lo so poiché non è precisato. Nel corso dei secoli è stata associata al serpente la figura di Satana, del Diavolo, di Lucifero, di Belzebù, dell'angelo Samael, di Asmodài e di Lilith. Ma queste sono tutte costruzioni posteriori; per delucidare, vediamo allora brevemente insieme chi sono questi personaggi:

- Satana: è presente nella Torah ma non è un'entità corporea come può essere Dio. E' una semplice funzione che il dio degli Ebrei attribuisce a svariati individui. "Shatàn" significa nemico, ed è quindi YHWH stesso che incarica a qualcuno di fare il "Shatàn", quindi il nemico, al fine di ottenere qualcosa. Quando questi ha finito la sua funzione, smette di essere "Shatàn".

- Diavolo: deriva dal latino "Diabolus" che è la latinizzazione del greco "Diabolos". Il termine "Diabolos" venne usato per la prima volta nella Septuaginta (III secolo a.C.), ovvero nella versione greca della Bibbia tradotta dai 72 saggi di Alessandria d'Egitto, ed è la traduzione dall'ebraico al greco di "Shatàn". Quindi non è un'entità ma una funzione che sovente divideva fra loro gli stessi israeliti che potevano spesso e volentieri mettersi contro l'un l'altro e affrontare situazioni davvero spinose e difficili, come vedremo più avanti, ad esempio, offrire in olocausto a YHWH i propri figli neonati.

- Lucifero: il celebre "lux-ferre", il portatore di luce. E' una figura è molto arcaica, infatti si rifà direttamente agli antichi miti mesopotamici nei quali questa veniva chiamata Ishtar. Associata al pianeta Venere, primo e ultimo "portatore di luce" nella volta celeste della sera e del mattino. Siccome secondo il modello costruito, Dio non avrebbe voluto dare la conoscenza agli uomini (se non lo avesse voluto non avrebbe messo nel giardino il serpente - dico io - quindi è plausibile che alcuni dei fossero favorevoli e differenza di altri), ciò che portava luce, dunque conoscenze, era un impostore. Si può quindi dire in un certo senso che Lucifero può essere un nome attribuibile al serpente dell'Eden, ma questo lo vedremo meglio fra poco.

- Belzebù: è Baal Zebùb, uno degli El presenti nella Bibbia. Egli operava più a sud rispetto ai territori conquistati dagli israeliti, in quello che diverrà il territorio occupato dai Filistei. Siccome gli Ebrei seguivano YHWH, è inevitabile che un altro dio era un dio nemico; quindi si è pensato bene di renderlo un demone. Se Cristo fosse stato un Filisteo, molto probabilmente oggi alla domenica si inneggerebbe al grande Signore Baal e si esorcizzerebbe la figura demoniaca di Jahvè. Ma questi passi li vedremo con calma in episodi futuri.

- l'angelo Samael: conosciuto anche come "Samìl" è un personaggio non presente nelle bibbie cattoliche e ortodosse, ma solamente nel Talmùd, che abbiamo visto fugacemente cosa essere nella scorsa puntata, e nel Libro di Enoch, testo biblico canonico per la Chiesa copta. E' in entrambi considerato un angelo ribelle nei confronti di Dio, il suo stesso nome (Sam-A-El) significa "il castigo di El". Più avanti venne associato alla figura protettrice e guidatrice di Esaù, secondogenito di Isacco e fratello di Giacobbe. Siccome Giacobbe era il prediletto di Jahvè, il quale ribattezzò il nome dello stesso in Israele (combatté con l'El e vinse), anche qui, chi non era con con Giacobbe, dunque con Jahvè, era un nemico. E sotto un punto di vista "ebraico-centrico" era un demone, un personaggio maligno. Ma come vedremo più avanti, Jahvè nella Bibbia fa le medesime cose che Samael può fare nel Talmùd. Se non di peggio.

- Asmodài: è raffrontato a Samael. Sebbene la sua origine sia iranica, presente nel Mazdeismo (conosciuto erroneamente come Zoroastrismo) con il nome di Aeshma Daèva, manifestazione messaggera dell' Angra Màinyu; la figura che si contrappone allo Spenta Màinyu, lo spirito benigno della dualità generatasi da Ahùra Mazda, il creatore. Nella Bibbia questo essere è presente nel Libro di Tobia; canonico per i cattolici e gli ortodossi, apocrifo per i copti e per gli ebrei.
Secondo il mito ebraico fu Asmodài a sfidare re Salomone (XI, X secolo a.C), perdendo e costruendo così il celebre primo tempio che permetterà, tra le altre cose, di imprimere le antiche conoscenze iranico-ebraico-egizio-sumerico/babilonesi nelle varie correnti esoteriche che si succederanno in Europa a partire dal XII secolo d.C. quando i Cavalieri del Tempio viaggeranno costantemente dal Medio Oriente all'Occidente.

- Lilith: è la figura femminile associata al male nella primissima religione ebraica. Si rifà direttamente e Lil-Itu, o Lilitu, presente nella religione dei Sumeri. Secondo alcuni, Lilith sarebbe stata la prima donna creata da Dio, ancor prima di Eva. Avrebbe per questo tentato i due in quanto fu ripudiata da Adamo. Allorché è possibile che Lilith sia nella descrizione letterale la rappresentazione del serpente ma in questo caso, usciamo troppo dal racconto biblico sfociando nella prima mitologia ebraica e divaghiamo. Diciamo allora semplicemente che fra tutti i nomi dati al serpente, quello di Lilith è oggettivamente il più, anzi, l'unico plausibile. Assieme, come abbiamo visto, a quello di Lucifero. A tale proposito, vorrei ricordare e chiamare in causa, più che altro per puro piacere, oltre che come tesi rafforzativa, l'affresco della Cappella Sistina del "Peccato originale e cacciata dal paradiso terrestre" del maestro Michelangelo. Nel quale, il serpente ha chiare fattezze antropomorfe e femminili.



Torniamo a noi; Eva consuma allora l'atto sessuale con questo serpente, quindi, si unisce a loro anche Adamo. Essendo l'atto sessuale ripetuto è assai probabile che si tratti di un fellatio.
Una volta compiuto l'atto, entrambi si scoprono nudi, provando perciò pudore e tentano di rimediare cucendosi sugli organi sessuali delle foglie di fico.
A questo punto il Signore Iddio che girava per il giardino, scopre che i due "Adàm" hanno mangiato il frutto e si arrabbia. Maledice il serpente ed enfatizza su quanto spetterà ai due terrestri. Ovvero, una vita breve e di fatica fuori dal giardino. Celebre è la conclusione della storia del "Peccato originale" del (v.19), ove il Signore dice ad Adamo ed Eva:

<(19) Col sudore di tua fronte mangerai il pane, finché tornerai alla terra, poiché da essa sei stato tolto; perché tu sei polvere e in polvere ritornerai!>

Perché l'uomo tornerà alla polvere che l'ha formato? non dice, come nella cultura popolare si vuole fare intendere; "polvere eri e polvere ritornerai" ma "polvere (ora) sei e polvere ritornerai". Quindi se Adamo ed Eva non avessero mangiato il frutto, rimanendo perciò senza la capacità di distinguere il bene e del male, non sarebbero mai morti. quindi diventati polvere? e cosa sono questo male e questo bene? Religiosamente si vuol far credere che siano un qualcosa di trascendente, distinto e in perenne lotta, ma in questo caso come andremo anche vedere meglio, sono un bene e un male davvero concreti e terreni. Dio infatti dice "avete mangiato il frutto? bene, ora uscirete da qui trovando la vita sulla Terra, dovendola affrontare nel suo insieme; sia nelle cose positive (il bene) che in quelle negative (il male).



A questo punto inizia l'ultimo atto del 4 capitolo: quello della cacciata dei due dal paradiso terrestre. Sono i versi (20-23), tutti molto interessanti:

<(20) Adamo pose il nome Eva a sua moglie, perché è stata la madre di tutti i viventi. (21) Il Signore Iddio fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle e li rivestì. (22) Poi il Signore Iddio soggiunse: Ecco Adamo è divenuto come ciascuno nato da lui, avendo la conoscenza del bene e del male. Ora FACCIAMO si che non stenda la mano e colga anche del frutto dell'Albero della vita, ne mangi e viva per questo secolo. (23) Perciò il Signore Iddio cacciò Adamo dal giardino dell'Eden affinché coltivasse la terra dalla quale era stato tratto>

Adamo come prima cosa in questa parte dà il nome Eva a sua moglie. Il che è molto significativo in quanto fa capire che questa, ovvero Eva, è sua moglie, ma che essa molto probabilmente non era l'unica donna presente nel giardino dell'Eden. Quale altro motivo ci sarebbe infatti nel battezzare nuovamente il nome di Ishah in Eva? l'unico altro sarebbe che questa, ora, ha un precisa funzione sessuale; è fertile e ne è consapevole.

A questo punto Iddio fa due tuniche di pelle e li riveste di modo che essi possano affrontare le avversità dell'ambiente esterno. Ciò permette di realizzare come il giardino dell'Eden fosse in realtà un ambiente chiuso, settato dall'esterno.
Come ultima premessa, infine, vuole assicurarsi che Adamo non mangi il frutto dell'Albero delle vite perché altrimenti vivrebbe ben oltre un secolo. Allora il frutto dell'Albero delle vite sarebbero gli stessi geni degli "Elohìm", dalla vita biologica molto lunga, che se immessi nel patrimonio dell'"Adàm" avrebbero permesso a questi di diventare simile a loro, vivendo molto a lungo (ed è poi quanto narrato dalla Bibbia nei primi personaggi antidiluviani. A partire dal diluvio, come lo stesso Signore Iddio vedremo ammettere, lo "Tselèm" non sarà più trasmesso agli uomini e a questi inizierà progressivamente ad abbreviarsi la durata della vita). Iddio cacciò così gli "Adàm" dal giardino facendo come ultima cosa un'azione che introduce quella che è invece l'interpretazione simbolico-esoterica dell'intera storia. Il verso è il (24) e scrive:

<(24) e dopo averlo cacciato, pose dei Cherubini a oriente del giardino di Eden e la fiamma della spada rutilante, per custodire l'accesso dell'Albero della Vita.>

I Cherubini, in ebraico "Keruvìm", termine che proviene da "Kerùv", nascondere, proteggere. Non sono angeli come le successive esegesi vollero e vogliono far credere, ma semplici oggetti che fungono appunto da copertura, da protezione; sono quindi fissi, non creature volanti. Ma questo lo vedremo meglio quando parlerò dell'Arca dell'Alleanza. Vi propongo ora la lettura in chiave esoterica oppure sapiente, se così la si vuole chiamare, che personalmente ritengo la migliore.


Partiamo del termine "serpente" che in ebraico si dice "Nachàsh". Da questo termine deriva la parola sempre ebraica "Nachashavàh"; ossia "pensiero". Il serpente sarebbe dunque il pensiero dell'uomo, la realizzazione dello stesso come essere capace di cogliere la realtà secondo il suo punto di vista. Il pensiero permette di formulare, giudicare e capire "dentro" ciò che accade "fuori". L'Albero  è quindi il corpo che accoglie questo pensiero; il contenitore che lo ospita. Tant'è che lo stesso "serpente" parla - come scrive la Bibbia - <per mezzo dell'Albero>. L'albero è quindi il corpo fisico dell'uomo, la quale coscienza è divisa in due emisferi; quello sinistro, associato generalmente alla regione e alla logica e quello destro, associato all'irrazionale e alla creatività. L'emisfero destro rappresenta lo spirito; la consapevolezza di vivere come essere umano nella realtà che Adamo ed Eva hanno realizzato imparando a conoscere attraverso la formulazione del pensiero "serpente" (nota come, PENSER-SERPEN) ciò che è Bene e ciò che è Male.
L'emisfero destro, invece, rappresenta quella che è in qualche modo è la parte animica dell'essere umano, quella che abbiamo anche visto, trattando brevemente quanto scritto nel libro cabalistico ricondotto ad Abramo dello "Sefèr yè'zirà", essere l'energia eterna che si reincarnerebbe nell'uomo, dunque nell'Albero, per comprendere l'essenza totale della Vita attraverso le esperienze della nascita e della morte. L'Eden simboleggia invece in un certo senso la Consapevolezza primordiale incarnata in quella che l'esoterismo ebraico considera l'"Adàm Quadòm", l'uomo puro primordiale, allorché l'energia eterna cosciente poco prima di incarnarsi in uomo.
Dio non vuole che gli "Adàm" sviluppino pure questa conoscenza, cosicché pone delle coperture, un qualcosa che possa oscurare e impedire l'accesso alla via che porta alla Consapevolezza della vita eterna; guarda caso a oriente dell'Eden, dov'è l'oriente? a destra. Nell'emisfero dell'"anima".


Spero di essere stato chiaro in questo ultimo passo, che, se non sperimentato e studiato abbastanza intensamente mi rendo conto possa sembrare surreale e persino fanatico. Ma questo è infondo ciò che i Sumeri scrissero e che gli Ebrei successivamente rielaborarono, aggiungendo piccole variazioni culturali. Prima di darci finalmente appuntamento al prossimo episodio vorrei analizzare alcune frasi del capitolo (4), quello della storia fra Caino e Abele, la quale, a mio avviso, è la prima narrazione non simbolica che troviamo nella Genesi dopo la vicenda del serpente. Comunque:

Caino e Abele erano fratelli, entrambi, secondo l'Antico Testamento nati da Adamo ed Eva. Caino era il primogenito dei due ed era un agricoltore, mentre Abele, secondogenito, era un allevatore. Siccome il Signore chiedeva spesso di offrire qualcosa per lui in olocausto, Abele offriva all'altare le sue bestie (e al Signore piaceva, eccome se piaceva) mentre il povero Caino non poteva che bruciare qualche carota o qualche porzione di triticum secco, e questo non è che soddisfacesse tanto l'esigente Signore Iddio. Così un giorno Caino, invidioso, uccide Abele. A questo punto, come dice la Bibbia al (v.16) di questo capitolo <Caino si allontanò dalla presenza del Signore andando ad abitare nel paese di Nod, a oriente di Eden> (strano che ci si possa allontanare dalla presenza di un essere onnipresente, vero? Ed è forse ancora più strano il fatto che l'ipotetico terzo uomo della storia vada a vivere in un paese abitato, vero? ) Comunque; Caino va a vivere in questa città di Nod, che diversi storici biblici e non riconducono all'attuale Teheràn, capitale dell'Iran. In questa città conosce una donna dal nome non precisato, si unisce a lei e nasce Enoch. Più o meno contemporaneamente, Adamo ed Eva fanno un terzo figlio e lo chiamano Set. Set a sua volta ha logicamente un figlio e lo chiama Enos. Ebbene, nella Bibba, nell'ultimo verso del (4) capitolo, il (26), c'è chiaramente scritto che solo dal momento che nacque Enos <Si iniziò ad invocare il nome del Signore>. E voi mi direte - ma com'è possibile? la parola Signore la abbiamo trovata millanta volte in questi primi cinque episodi "biblici". Io allora vi rispondo che nel testo ebraico non c'è scritto che "s'iniziò ad invocare per la prima volta il nome del Signore" ma che "s'iniziò ad invocare per la prima volta il nome (del tetragramma) di YHWH". Quindi quello che è il dio che come vedremo apparirà a Mosè s'una roccia in Egitto non fu lo stesso dio di Adamo, di Eva, di Caino, Abele e Seth.

Nella prossima puntata tratteremo l'ascesa dal cielo e l'unione dei "Figli di Dio" con le figlie degli uomini. Quindi vi parlerò di Noè, unico uomo scelto da Dio, assieme alla sua famiglia, per sopravvivere al diluvio universale. Buona giornata!


Nessun commento:

Posta un commento